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Ascoltare la propria Voce: un vero shock!

Aggiornamento: 25 gen 2022

Il suono della tua stessa voce ti fa venire voglia di coprirti le orecchie? Non sei solo.


Nell'antica Grecia, gli attori indossavano una maschera associandola alla "persona". Le funzioni erano duplici: ritrarre un personaggio diverso e portare ulteriormente la voce attorno all'atrio. Da allora, la parola "persona" è la definizione più semplice per indicare ciò che siamo. Quindi non solo il nostro aspetto ma anche la nostra voce ci identifica. Il ricercatore vocale del MIT Rébecca Kleinberger, definisce la voce:

"un mezzo di espressione, sia nei confronti degli altri che per noi stessi. E' la nostra proiezione nel mondo che ci circonda ed è anche un indicatore di identità fluida. Indica chi siamo e come accettiamo noi stessi?"

Nonostante questa forte connessione tra corpo e voce, la maggior parte di noi odia il suono della propria voce ed è un fenomeno così comune che è stato inventato un termine anche per questo: confronto vocale. Ma perché il confronto vocale è così frequente, mentre a malapena si pensa alle voci degli altri? La sensazione che abbiamo nel riascoltare la nostra voce, quasi sempre, è sgradevole. Il suono è strano, non ci appartiene e nella maggior parte dei casi non ci piace: troppo grave, troppo nasale, troppo infantile, e chi più ne ha più ne metta.


TRE I PRINCIPALI MOTIVI


QUESTIONE ACUSTICO-ANATOMICA. Gli altri ci ascoltano solo per mezzo delle vibrazioni dell'aria. Noi invece, ci percepiamo anche attraverso l'orecchio interno e le vibrazioni delle ossa e dei tessuti, dalla laringe alla coclea (l’organo sensitivo dell’orecchio). Tre piccoli ossicini, situati nell'orecchio medio, sono fondamentali per un modo in cui elaboriamo il suono: il timpano vibra contro queste ossa, che trasmettono le vibrazioni alla coclea, una struttura a forma di spirale all'interno dell'orecchio interno. La coclea traduce quell'energia vibrazionale (del suono interno ed esterno) in energia elettrica, che è il modo in cui le cellule cerebrali comunicano tra loro. L'elaborazione delle informazioni acustiche tramite la vibrazione degli ossicini si chiama conduzione ossea, mentre l'elaborazione delle informazioni acustiche tramite la vibrazione dell'aria all'esterno delle orecchie è chiamata conduzione dell'aria. L'osso e l'aria hanno densità molto diverse, quindi il suono viene filtrato in modo diverso: è una fisica semplice. Ogni volta che parliamo, il nostro cervello unisce le informazioni della conduzione ossea e di quella aerea per dare un senso totalitario al suono. Inoltre, a causa della vicinanza dell'apparato buccale elle orecchie, gli ossicini vibrano di più quando parliamo che non quando ascoltiamo soltanto. Questo finisce per confondere il suono, facendoci percepire erroneamente la nostra voce come se avesse un tono più basso. Quando ascoltiamo la nostra voce registrata ci sembra più alta (acuta) di quella a cui siamo abituati abituati proprio perché il corpo attraverso le ossa filtra alcune delle frequenze e soprattutto quelle derivanti dai suoni che emettiamo costantemente, ad esempio: il battito del nostro cuore e il flusso di sangue nelle vene o lo shock che proviamo ogni volta che poniamo i piedi per terra mentre camminiamo.

Quando apriamo la bocca e poi la chiudiamo, sentiamo le cose in modo leggermente diverso. E una delle conseguenze di ciò è che protegge le nostre orecchie quando suoniamo. La corteccia uditiva nel cervello si spegne anche quando parliamo, quindi il nostro cervello non reagisce molto.

Pensiamo di ascoltare una band dal vivo: spesso c'è un chitarrista, un bassista, un batterista e un cantante, ognuno dei quali produce i propri suoni "unici" che si mescolano quando raggiungono le nostre orecchie. Ma la maggior parte delle persone non ha alcun problema ad identificare quale suono corrisponde a quale strumento. Nella nostra testa, sono completamente separati, come per la percezione della conduzione ossea e dell'aria - questa è la magia del cervello.

QUESTIONE FISICO-MATEMATICA. Le onde sonore, anche se in maniera minima, assumono frequenze diverse in base alla qualità del registratore. Infatti, il suono viene “tradotto” da onde sonore meccano-elastiche (cioè vibrazioni) a onde elettromagnetiche (cioè segnali elettrici), mentre per l’ascolto avviene il processo inverso: così la voce che esce da questi passaggi non è mai perfettamente identica all’originale.

Lo spettro della voce umana è un segnale piuttosto complesso. Con uno strumento musicale, lo spettro sarà centrato attorno ad un picco di frequenza principale, mentre la voce umana ne ha diversi, chiamati formanti. Il primo formante corrisponde al tono della nostra voce e gli altri corrispondono approssimativamente alle diverse vocali pronunciate, come "ahh", "ee" e "oo". Quindi, la voce umana potrebbe essere vista più come un accordo piuttosto che una singola nota.

Le prime volte che usiamo un microfono (leggi anche l'articolo dedicato alle 10 tipologie di microfoni esistenti) percepiamo il nostro timbro "diverso" e tendiamo a modificare inconsciamente la voce, per contrastare le regolazioni. La modifichiamo nel tono, accenti e velocità...le uniche variabili costanti rimangono la cadenza o il ritmo con cui parli.


QUESTIONE DI PSICOLOGIA. Oltre a suonare strana, però, è molto probabile che la voce registrata non piaccia affatto. Questo perché veniamo posti davanti alla "cruda realtà" e percepiamo la nostra voce come estranea, non familiare. Un po' come quando vediamo le nostre fotografie e d'un tratto ci osserviamo dall'esterno: siamo abituati a vedere i nostri corpi allo specchio, da una distanza ravvicinata, con i loro difetti e asimmetrie capovolti. Nelle fotografie invece il nostro cervello ci vede in un modo a cui non siamo abituati. Alla stessa maniera, ci sentiamo a disagio per la voce: perché svela al mondo esterno molto di noi.

L'area del cervello che è così sensibile alla percezione e valutazione psico-emotiva delle altre voci, non è attiva quando parliamo, quindi dobbiamo fare uno sforzo in più per essere consapevoli di tutto ciò che trasmettiamo attraverso la nostra voce che è piena di piccoli segnali sulle nostre emozioni e imperfezioni e ci spaventa non poterli controllare.


Cerchiamo di capire meglio questo concetto:

La dott.ssa Silke Paulmann, psicologa dell'Università dell'Essex, afferma:

"Vorrei ipotizzare che a farci rabbrividire, sia il fatto che suoniamo più acuti di quanto pensiamo, proprio perché non soddisfa le nostre aspettative interne; la nostra voce gioca un ruolo enorme nel formare la nostra identità e immagino che a nessuno piaccia rendersi conto di non essere davvero quello che si pensa di essere ".

In effetti, realizzare (o meglio "percepire") di avere un timbro simile a Topolino può portare alla delusione. Eppure alcuni studi hanno dimostrato che questa potrebbe essere solo una spiegazione parziale. Ad esempio, uno studio del 2013 ha chiesto ai partecipanti di valutare l'attrattiva di diversi campioni vocali registrati. Quando la loro voce è stata segretamente mescolata con questi campioni, i partecipanti hanno dato punteggi significativamente più alti alla loro voce proprio perché non si sono minimamente riconosciuti. Questo è un paradosso: la nostra voce non ci piace, solo quando sappiamo che è la nostra voce.


Inoltre, una spiegazione completa può essere trovata in una serie di primi studi pubblicati anni fa: gli psicologi Phil Holzemann e Clyde Rousey hanno concluso nel 1966 che il confronto vocale deriva non solo dalla differenza nella frequenza attesa, ma anche da una sorprendente rivelazione psicologica. Non solo suona diverso da quello che ti aspetti ma attraverso quelli che vengono chiamati "segnali extra-linguistici" si scorgono aspetti della propria personalità che possiamo percepire pienamente solo ascoltandoci da una registrazione. Questi includono tratti come il livello di ansia, indecisione, tristezza, rabbia e così via. Riascoltarci, ci rende consapevoli di ciò che esprimiamo inconsapevolmente agli altri....ed è questo ciò che ci spaventa e ci porta ad interrompere la riproduzione sonora o comunque a rimanere interdetti. Il loro studio seguente ha mostrato che i bilingui imparando una seconda lingua, dopo i 16 anni hanno mostrato più disagio nel sentire le loro voci in lingua madre. La complessità del coordinamento vocale è enorme e semplicemente non abbiamo un controllo "online" completo, consapevole. In effetti, la laringe vocale contiene il più alto rapporto tra nervo e fibre muscolari nel corpo umano. Inoltre, quando ascoltiamo una registrazione, non abbiamo alcun controllo del nostro modo di parlare di solito; è come se le nostre voci si scatenassero.


Marc Pell, neuroscienziato alla McGill University, è specializzato nella comunicazione delle emozioni. Sostiene gli studi di Holzemann e Rousey, dicendo:

“quando sentiamo la nostra voce isolata, che risulta disincarnata dal resto del nostro comportamento, possiamo valutarla nel modo in cui facciamo abitualmente con le voci degli altri ... Penso quindi che confrontiamo le nostre impressioni con il modo in cui le altre persone potrebbero valutarci socialmente, che non corrispondono ai tratti sociali che desidereremo invece proiettare."

Quindi, anche se potremmo essere sorpresi dalla qualità di "Topolino", è il contenuto extralinguistico di ciò che le nostre voci possono rivelare che potrebbe essere più sconcertante. In genere tendiamo a non criticare le voci degli altri, quindi è probabile che anche la nostra non sia sottoposta ad un giudizio universale catastrofico.


TROVA LA BELLEZZA DELLA TUA VOCE

Giornalisti, cantanti e presentatori radiofonici ascoltano sempre le proprie voci per desensibilizzare l'idea alterata che si ha della propria voce. Però è una strategia che non funziona per tutti. Alcune persone non supereranno mai il disagio di dover ascoltare se stesse. Anche se si inizia ad allenare la voce, a registrarla e riascoltarla con dispositivi professionali, non si raggiunge mai la "perfezione". La voce ci rappresenta e non è qualcosa di cui vergognarsi.


Il Vocal Coach ha un ruolo rilevante perché oltre ad insegnare come rendere la voce più gradevole, o lavorare sull'intera gamma vocale, o come allenarsi per unificare i passaggi tra i vari registri e altro, ha la responsabilità di affrontare il superamento di una serie di blocchi psicologici. Attenzione: Il Maestro di canto, anche se può avere delle competenze aggiuntive in Psicologia, Vocologia o Logopedia, non si sostituisce alla figura professionale di Analista ma è suo dovere divulgare un atteggiamento coraggioso e determinato. Il resto lo fa la musica.

La voce rivela molto di noi. Affidandosi ad un Maestro, si rafforza l'idea che c'è "modo per essere esattamente ciò che siamo" e tutti dovrebbero seguire questo modello.

Se vuoi avvicinarti alla scoperta della tua identità vocale segui il mini-corso gratuito sulla Voce:

Proprio come gli antichi Greci usavano le "personas" per esprimere un personaggio e proiettare più forte la Voce, anche la nostra voce è una maschera. Cambia con noi a seconda di chi siamo, dei nostri ormoni e dell'età in cui viviamo. Ma esiste un grande potenziale nell'uso della voce come strumento per esprimere se stessi, aiutare le persone a interagire meglio attraverso una comunicazione efficace. Pensiamo a quanta ricchezza c'è da scoprire nella voce che contiene una serie di informazioni e ci ricorda costantemente da dove veniamo, come è stata la nostra vita o in quale fase della nostra esistenza ci troviamo in questo preciso istante: è preziosa!


CONCLUSIONE:

  • La maggior parte delle persone ammettono di non apprezzare il suono della propria voce.

  • La tua voce è il suono che sentirai di più nella vita, ma stranamente non ne hai molta familiarità per questioni acustico-anatomiche, fisico-matematiche e psicologiche.

  • Il tuo corpo è davvero efficace a filtrare i propri suoni.

  • Probabilmente anche tu riascoltando la tua voce in mezzo a mille altre registrazioni, senza riconoscerti, puoi pensare che vada bene.

  • Il modo in cui suoni non è qualcosa di cui vergognarti: mostra chi sei!


A presto e...

...Buona Voce

Vocal Coach

Mariella Cesaroni





 

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